Il disordine dei giornalisti
Nell’affollata Sezione Aborti (le bozze) di questo blog ho ritrovato una frasetta che mi ero segnato. Non è freschissima, ma è molto significativa. E’ del nuovo presidente dell’Ordine dei giornalisti della Valle d’Aosta, Massimo Boccarella, appena dopo la sua elezione:
(…) credo fortemente nell’Ordine come organo di tutela della categoria ma anche come organo di promozione della professionalità dei colleghi giornalisti e non certamente come un organo giustizialista che deve andare a controllare la parte deontologica in maniera inquisitoria, ma che vorrà privilegiare la sostanza sulla forma. (…)
E niente, volevo solo dire che frasi come questa (il grassetto è mio) sono un manifesto sbilenco. Già l’Ordine così com’è serve a poco, ma serve davvero a niente se rinuncia di fatto anche al suo ruolo di censore dei comportamenti scorretti. Per cercare di recuperare almeno un briciolo di credibilità, questa categoria così disastrata – spesso e volentieri rifugio di imbroglioni, mentecatti e paraculi buoni a nulla – dovrebbe avere il coraggio di saper essere dura con sé stessa se vuole ripulirsi un po’. Altro che “volemose bene”. Sennò, meglio chiudere la baracca.
Boccarella (sponsorizzato da Luciano Caveri nella corsa all’Odg) si presta poi a un giochino tutto berlusconiano, lui che agli azzurri è sempre stato considerato molto vicino, tanto da essere inserito dalla Gazzetta Matin nel toto-sindaco in vista delle ultime elezioni di Aosta (quelle dell’abbraccio Uv-Pdl): confondere il giustizialismo con la legalità, il rispetto delle regole con la caccia all’uomo. Con il risultato finale di far passare l’impunità per garantismo.
Faremo splendidi e inutili seminari (ammesso che ci siano i soldi per pagarli), poi ci scambieremo un “cordiale buonasera” e ognuno andrà a contare i lettori che ha perso. Tutto sempre uguale. Come dicono in America: “Same shit, different day”.
Qualche anno fa, ma nemmeno troppi, un/una presidente dell’ordine dei giornalisti valdostani in un’affollata (ah ah ah) assemblea a palazzo regionale, sentenzio’: ”Siamo una grande famiglia”. Come quella di Provenzano…
Chicco Marcoz
19 agosto 2010 at 12:09
a spanne, credo ci siano ancora contenziosi aperti nella magnificente sede odg di roma. credo, però, e per fortuna, caduti in abbondante prescrizione, così si evitano le classiche figure di m…
penso ancora che la “g” andrebbe cambiata con “f” (furbetti), chessò, a praticantati espletati con tutor nel corridoio…
personalemente mi sono informato “dall’inviato” più volte eletto come giornalista degli esteri del perché non sia mai successo nulla, a roma, su questa pratica… mai avuto risposta esaustiva.
quindi, massì, volemose bbene!!!
paolo sartore
21 agosto 2010 at 13:20
Credo che nella piccola isola felice parlare di vero giornalismo sia più arduo di quanto si pensi…..
I giornali della Valle mi sembrano giornalini di gossip vestiti da settimanali o da inserti di quotidiani, si raccontano i fatti di quello, le disgrazie di quell’altro e poco altro.
dov’è il giornalismo d’inchiesta? Di informazione, il giornalismo che accresce la cultura e non quello che la ridicolizza con notizie che neanche varrebbe la pena parlarne a voce, figuriamoci su un giornale……
Sarà anche una piccola Valle felice, ma ci saranno dei pentoloni da scoperchiare anche qui o c’è solo la finale di Miss Calabria e Miss Padania?
Tutto corre sul web ma sulla carta cosa troviamo??…
cristina betti
20 agosto 2010 at 00:46
Rispondo a Andrea Chatrian volentieri.Io amo parlare coi fatti e alla fine del mandato saranno i colleghi che mi giudicheranno.Non ho sponsor di sorta e la mia elezione è frutto della stima di coloro che mi conoscono.Per quanto riguarda la mia appartenenza a schieramenti o formazioni politiche di qualsivoglia colorazione, posso solo dire che non ho tessere di partito e nella mia vita professionale ho applicato sempre una regola: amico di tutti servo di nessuno. Le illazioni sulla mia presunta candidatura a sindaco,non richiesta e non offerta ,sono solo frutto del gossip locale. A Andrea Chatrian auguro poi buon lavoro invitandolo per il futuro a fare meno illazioni su persone che bastava contattare per sapere chi sono e cosa fanno . Infine il consiglio dell’ordine che ho l’onore di presiedere non ha scheletri negli armadi e dossier nei cassetti e intende svolgere il suo compito con rigore ma senza preconcetti nei confronti di nessuno. distinti saluti Massimo Boccarella
massimo Boccarella
6 dicembre 2010 at 20:46