invece no

le parole sono importanti

Archive for the ‘Opinioni’ Category

Chi paga

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Lidia Ravera, sul Fatto Quotidiano, a proposito della superstangata in arrivo:

E certo la patrimoniale no, Berlusconi non la vuole. Non si supertassano i simili. I poveri si può farli diventare ancora più poveri, ma, anche tassato tanto, il poco resta poco. I ceti medi sono la vittima ideale. Quelli da 5 mila euro al mese lordi, che netti sono scarsi 3. Quelli che pagano le tasse. Quelli che hanno uno stipendio decente e se lo sudano fino all’ultimo euro. Che non vivono di rendita ma di competenza, di talento. Quelli che si comprano i libri, che vanno a teatro, che vanno al cinema, che viaggiano per capire, che non sprecano, che non hanno beni da affittare in nero, che non speculano, che soccorrono la disoccupazione coatta dei figli e la longevità non assistita dei vecchi. Sono loro, l’architrave su cui si è retta la baracca fino a oggi. La gente per bene che vorrebbe essere tassata per aiutare chi ha bisogno e non per sovvenzionare chi non paga. Mai. Gli evasori. Gli intoccabili. Le feccia che ha rovinato questo paese. E che, neppure questa volta, sarà disturbata.

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Written by andrea chatrian

12 agosto 2011 at 13:38

Pubblicato su Opinioni

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L’applauso dei padroni

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Oggi alle 16 Monica Pirovano, amministratore delegato della Cogne Acciai Speciali e numero uno della Confindustria VdA, sarà ospite di Piero Minuzzo nella trasmissione web “Il Rosso e il Nero”.

Parleranno di un mucchio di cose, immagino: economia, lavoro, crisi e ripresa. Tutte robe importanti e ci mancherebbe altro. Però da sabato ci sarebbe anche un’altra domanda: “Non si vergogna degli applausi confindustriali all’Ad della Thyssen?”

Così, per sapere. Perché a me hanno fatto venire i brividi e anche un po’ di nausea.

Written by andrea chatrian

10 Maggio 2011 at 12:10

L’ortografia della rivolta

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Amico, se proprio quella boiata colossale sul sistema bancario ti ha flashato tanto da doverlo scrivere sui i muri di Aosta (e perché no tirare un paio di bombette incendiarie) ecco, se proprio devi – Cristo santo – almeno scrivilo giusto.

Che prima di sconfiggere l’ignoranza delle masse sarebbe meglio cominciare dalla propria.

Written by andrea chatrian

10 Maggio 2011 at 10:04

Storia d’Italia

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(Ricevuta via email)

Written by andrea chatrian

7 febbraio 2011 at 12:55

Lo statista de no-s-atre

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Dice Augusto Rollandin che:

A noi (unionisti, ndr) va bene avere un governo debole: finché ha queste difficoltà abbiamo una chance di essere ascoltati. Quand’era forte non ci consideravano. Dalla possibilità di lavorare con un governo debole abbiamo solo da guadagnarci e non siamo gli unici ad averlo capito (…)

Lato autonomista: Un “programma” del genere conferma solo che la Politica, da quelle parti lì, è morta e sepolta da un pezzo. Ne avevamo già parlato e non c’è nulla di nuovo, l’encefalogramma resta piatto. Zero progetti, zero proposte, zero elaborazione culturale che vada oltre la mitologia. Quanto sarebbe bello poter tornare a discutere di politica e non di businness plan. Al centro del dibattito ci sono ormai solo il pozzo nero dei soldi e il mantenimento di misere posizioni di rendita. E proprio nel momento in cui il Paese è scosso da una crisi profonda e cerca di darsi un’impronta federalista, qui si guarda con sospetto a qualunque innovazione del tessuto istituzionale per rifugiarsi in cantina a contare le monete. E per di più chiedendo alla base unionista di gettar via 50 anni di storia con un bel sorriso. Contenti loro… Intanto la Stella Alpina aspetta e la Federation autonomiste ha altre gatte dal pelare.

Lato Pdl: Rollandin ed Ego Perron erano lì ad Arvier per spiegare come sia cosa buona e giusta andare a cena con il Pdl e finire a fare bunga bunga con il Caro Flaccido (copyright Vittorio Zucconi). D’altronde – proprio come con le ragazze dell’Olgettina – il vecchio sgancia, no? Però, avendola messa giù un po’ brutale, i berluscones (che sanno benissimo di essere appesi a un filo) si sono incazzati parecchio. Alberto Zucchi, il post fascista scopertosi più autonomista di Rivolin, è stato costretto a mettere su la faccia cattiva per prevenire le grane con i suoi e continuare la marcia verso la stanza dei bottoni e il sottogoverno. Ma soprattutto Rollandin e Perron hanno riempito la cassa di munizioni a Enrico Tibaldi, che dalla sua trincea azzurra continua a sparare per evitare l’abbraccio mortale. Quindi, per il Pdl, più noie che altro.

Lato “istituzionale”: Ma in tutto questo la cosa più irresponsabile, dal punto di vista dei cittadini, è che a dire cose del genere sia un presidente di Regione che, per di più, fa anche il prefetto. Un governo debole fa male a tutti, a cominciare dal sistema economico e giù a cascata. Ma qui, evidentemente, non frega a nessuno.

Eh Beppe, bella domanda…

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Written by andrea chatrian

22 gennaio 2011 at 20:30

Totò se n’è ghiuto e soli ci ha lasciati

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C’è qualcosa di quasi rivoluzionario nel gesto di Totò Cuffaro di andare subito a costituirsi a Rebibbia dopo la condanna a sette anni per mafia. E’ un orribile paradosso e in quella punta di sorpresa che si prova di fronte a un politico che rispetta una sentenza, c’è tutto il marcio in cui è precipitata l’Italia del berlusconismo e del disprezzo delle regole. Marco Damilano ha scritto un post che credo sia pienamente condivisibile:

(…) Io penso che invece meriti rispetto questo uomo politico che non ha preteso leggi ad personam, che non è sfuggito al processo e che, condannato, saluta la moglie e si va a costituire in caserma. Non è un eroe, non è un santo: dovrebbe essere la normalità. Ma diventa l’eccezione nell’Italia di Berlusconi e di Battisti, dei furbi che la buttano in politica per non rispondere alla giustizia. E già: nelle ore in cui il Cavaliere tradisce la Costituzione su cui ha giurato, rifiutandosi di rispondere alla convocazione dei pm di Milano, e in cui la figlia Marina tradisce il buon senso, dichiarando il suo «orrore» per Saviano, un politico che rispetta la legge fa notizia. Onore, dunque, alla dignità di Cuffaro.

Written by andrea chatrian

22 gennaio 2011 at 20:22

Pubblicato su Opinioni, Politica

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Adesso anche basta

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(…) il paese ha litigato per due decenni sulla giustizia, sull’informazione, sulla laicità, sulla cultura, sull’inizio della vita e la fine della vita – temi altissimi benché discussi con deprimente approssimazione – ma quando riusciremo a guardarlo da lontano rischiamo di vedere scene di film porno con anziani. (…)

(Dall’ottimo editoriale del Post)

Written by andrea chatrian

18 gennaio 2011 at 19:37

Pubblicato su Opinioni, Politica

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Più sono strane, più sono vere

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(Berlusconi) Non è stato in grado di compiere la rivoluzione liberale che aveva promesso agli elettori. Non ha liberalizzato un tubo. Ha governato con la paura di perdere consensi e, per non scontentare nessuno, ha scontentato – più o meno – tutti. Elenco le occasioni perdute: non ha riformato la giustizia, non ha eliminato l’articolo 18, non ha portato l’età pensionabile a livelli europei, non ha abolito gli enti inutili e nemmeno quelli dannosi, non ha ridotto l’esercito burocratico, non ha semplificato la legislazione, ha fatto poco contro l’evasione fiscale macroscopica (che al Sud raggiunge vette del 70 per cento), non ha riformato il fisco, non ha fatto le grandi opere e neppure quelle piccole. Mi fermo solo per non tediare. (…)

Chi lo ha detto?

a) Pierluigi Bersani

b) Nichi Vendola

c) Gianfranco Fini

d) Italo Bocchino

e) Vittorio Feltri

f) Concita De Gregorio

g) Barbara Spinelli

h) Antonio Di Pietro

i) Pierferdinando Casini

La risposta è qui

Certe volte è meglio parlare di martore e cuculi

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Con le mani puoi saperci fare fin che vuoi, ma da lì a costruire le cattedrali con gli stuzzicadenti ce ne passa. Insomma, spiace proprio dirlo ma questa volta Mauro Corona ha inciuccato le quote. Il suo ultimo libro “La fine del mondo storto” ha di bello solo il titolo. Per il resto, buio. Dice che è un romanzo, ma del romanzo mancano gli elementi fondamentali: personaggi (zero, davvero) e trama (un giorno il mondo si sveglia e i combustibili sono finiti: che l’idea sarebbe anche bella, se poi venisse sviluppata in modo un po’ meno rachitico). Allora uno potrebbe infilarlo nella categoria dei saggi, se non avesse lo spessore della pellicina che si forma sul latte dopo che l’hai bollito. E’ come se Corona fosse lì a gambe divaricate  su un crepaccio, con un piede poggiato sul bordo del mondo che lo ha reso celebre (l’epopea contadina, la natura spigolosa ma giusta, le leggende e il misticismo dei semplici) e l’altro su qualcosa di sconosciuto. Puoi anche stare in equilibrio, ma non vai da nessuna parte. Il libro ha spunti interessanti ma è guardare volare una gallina: lei ci prova, tu speri, ma alla fine mica si alza.

Anche la scrittura di Corona è in qualche modo appannata – istintiva ma senza il solito ottimo lavoro di limatura – con una potenza immaginifica ben al di sotto della portata a cui eravamo stati abituati. La storia si trascina stanca, grigia come un pensionato. E così, quando l’hai chiuso, ti resta il sapore di un libro buttato giù alla veloce per esigenze di contratto. Un po’ poco, per un grande come lui. Peccato.

Written by andrea chatrian

29 ottobre 2010 at 19:07