invece no

le parole sono importanti

Archive for the ‘Diritti’ Category

L’applauso dei padroni

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Oggi alle 16 Monica Pirovano, amministratore delegato della Cogne Acciai Speciali e numero uno della Confindustria VdA, sarà ospite di Piero Minuzzo nella trasmissione web “Il Rosso e il Nero”.

Parleranno di un mucchio di cose, immagino: economia, lavoro, crisi e ripresa. Tutte robe importanti e ci mancherebbe altro. Però da sabato ci sarebbe anche un’altra domanda: “Non si vergogna degli applausi confindustriali all’Ad della Thyssen?”

Così, per sapere. Perché a me hanno fatto venire i brividi e anche un po’ di nausea.

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Written by andrea chatrian

10 Maggio 2011 at 12:10

E delle belle recinzioni

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Qui la si pensa esattamente come Bordone.

(…) Una di quelle cose su cui mi sento di sinistra senza nessun tentennamento: si fanno gli asili pubblici, si fanno fighissimi, si fanno efficienti, con le rette proporzionali al reddito. Così il figlio del ricco, con la sua retta, paga anche per i cuscinoni morbidi puffosi gne gne gne, bubi bubi bubi, fai la cacchina, fai la cacchina, braaaavo piccolino, ha fatto la cacchiiiiina, ha fatto la cacchiiiiina, del figlio dei poveracci (che al momento è anche sporco di merda e ha bisogno di essere pulito). Ecco. La differenza sta lì. Siamo il paese in Europa dove ci sono meno figli, e c’è meno stato sociale.

La Famiglia®, intesa come la intendono Giovanardi, Sacconi e altre personalità incompetenti, se ne fotte dei bambini. Vuole che la Famiglia® vinca una partita di pallone, una contro tutti. Gli asili fanno felici i bambini, le famiglie, la Famiglia® e, vi dirò, anche i preti (su quest’ultimo aspetto possono effettivamente nascere dei problemi, ma basta mettere delle recinzioni, fare selezione all’ingresso, tenere d’occhio gli spogliatoi della ginnastica).

Written by andrea chatrian

11 novembre 2010 at 11:12

Passa parola

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Per qualcuno sarà di cattivo gusto, per altri no. Ad ogni modo, grazie a Luigi Castaldi.

Written by andrea chatrian

30 giugno 2010 at 12:00

La prima pagina del giorno

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E’ quella di Liberazione.

Written by andrea chatrian

14 aprile 2010 at 16:12

Un cittadino

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E’ dalle piccole cose, da quello che accade in provincia che capisci cosa sta diventando il tuo Paese. Nel bene e nel male. Le piccole comunità sono i termometri dei grandi cambiamenti. Servono a capire in che condizioni è il tessuto sociale, perché i comportamenti che si realizzano lì (dove il senso della solidarietà, per vicinanza fisica e comunione dei bisogni, è sempre stato più forte) stai sicuro che prima o poi si replicheranno su larga scala. Io sono rimasto senza parole quando ho letto questa notizia. Per farla breve: ci sono famiglie che hanno problemi economici e sono in ritardo con il pagamento della quota mensa per i loro bambini che vanno a scuola. Alle elementari. E cosa succede? Il Comune, guidato dalla Lega Nord e da un sindaco che tra i suoi interessi su Facebook metteva la caccia all’extracomunitario (l’hanno cacciato, grazie a Dio), decide che quei piccoli – è sempre il caso di ricordarlo, qui si parla di bimbi – a pranzo non mangiano. Punto. Fuori dalla scuola. Il Comune dunque fa questo anziché aiutare i suoi cittadini, quelli di oggi che non riescono a pagare e quelli di domani sui quali un giorno si poggerà. E lo chiamano buon governo. Però la provincia è anche capace di grandi gesti. Così succede che un cittadino apra il portafoglio e scriva al sindaco. E la sua lettera (via Galatea) non la propongo a brani o con un link, bisogna leggerla tutta:

Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità. Ho vissuto i miei primi anni di vita in una cascina come quella del film “L’albero degli zoccoli”. Ho studiato molto e oggi ho ancora intatto tutto il patrimonio di dignità e inoltre ho guadagnato i soldi per vivere bene. E’ per questi motivi che ho deciso di rilevare il debito dei genitori di Adro che non pagano la mensa scolastica.

A scanso di equivoci, premetto che:
– Non sono “comunista”. Alle ultime elezioni ho votato per FORMIGONI. Ciò non mi impedisce di avere amici di tutte le idee politiche. Gli chiedo sempre e solo la condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona.
– So perfettamente che fra le 40 famiglie alcune sono di furbetti che ne approfittano, ma di furbi ne conosco molti. Alcuni sono milionari e vogliono anche fare la morale agli altri. In questo caso, nel dubbio sto con i primi. Agli extracomunitari chiedo il rispetto dei nostri costumi e delle nostre leggi, ma lo chiedo con fermezza ed educazione cercando di essere il primo a rispettarle. E tirare in ballo i bambini non è compreso nell’educazione.

Ho sempre la preoccupazione di essere come quei signori che seduti in un bel ristorante se la prendono con gli extracomunitari. Peccato che la loro Mercedes sia appena stata lavata da un albanese e il cibo cucinato da un egiziano. Dimenticavo, la mamma è a casa assistita da una signora dell’Ucraina.

Vedo attorno a me una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha di meno. Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazisti non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo in fondo chiedere di mettere una stella gialla sul braccio agli ebrei non era poi una cosa che faceva male.

I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono. Mi vergogno che proprio il mio paese sia paladino di questo spostare l’asticella dell’intolleranza di un passo all’anno, prima con la taglia, poi con il rifiuto del sostegno regionale, poi con la mensa dei bambini, ma potrei portare molti altri casi.

Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati. Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo? Che non mi vengano a portare considerazioni “miserevoli”. Anche il padrone del film di cui sopra aveva ragione. La pianta che il contadino aveva tagliato era la sua. Mica poteva metterla sempre lui la pianta per gli zoccoli. (E se non conoscono il film che se lo guardino..)

Ma dove sono i miei sacerdoti. Sono forse disponibili a barattare la difesa del crocifisso con qualche etto di razzismo. Se esponiamo un bel rosario grande nella nostra casa, poi possiamo fare quello che vogliamo? Vorrei sentire i miei preti “urlare”, scuotere l’animo della gente, dirci bene quali sono i valori, perché altrimenti penso che sono anche loro dentro il “commercio”.

Ma dov’è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare “partito dell’amore”. Ma dove sono i leader di quella Lega che vuole candidarsi a guidare l’Italia.
So per certo che non sono tutti ottusi ma che non si nascondano dietro un dito, non facciano come coloro che negli anni 70 chiamavano i brigatisti “compagni che sbagliano”.

Ma dove sono i consiglieri e gli assessori di Adro? Se credono davvero nel federalismo, che ci diano le dichiarazioni dei redditi loro e delle loro famiglie negli ultimi 10 anni. Tanto per farci capire come pagano le loro belle cose e case. Non vorrei mai essere io a pagare anche per loro. Non vorrei che il loro reddito (o tenore di vita) Venga dalle tasse del papa di uno di questi bambini che lavora in fonderia per 1200 euro mese (regolari).

Ma dove sono i miei compaesani che non si domandano dove, come e quanti soldi spende l’amministrazione per non trovare i soldi per la mensa. Ma da dove vengono tutti i soldi che si muovono, e dove vanno? Ma quanto rendono (o quanto dovrebbero o potrebbero rendere) gli oneri dei 30.000 metri cubi del laghetto Sala. E i 50.000 metri della nuova area verde sopra il Santuario chi li paga? E se poi domani ci costruissero? E se il Santuario fosse tutto circondato da edifici? Va sempre bene tutto? Ma non hanno il dubbio che qualcuno voglia distrarre la loro attenzione per fini diversi. Non hanno il dubbio di essere usati? E’ già successo nella storia e anche in quella del nostro paese.

Il sonno della ragione genera mostri.

Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto, ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche. Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse, perché anche in quel caso qualcuno paga per loro.
Sono come i genitori di quei bambini. Ma che almeno non pretendano di farci la morale e di insegnare la legalità perché tutti questi begli insegnamenti li stanno dando anche ai loro figli.

E chi semina vento, raccoglie tempesta!

I 40 bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L’età gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quei giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi? E se non ce lo volessero più cambiare? Non ditemi che verranno i nostri figli perché il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso. E’ anche per questo che non ci sto.

Voglio urlare che io non ci sto. Ma per non urlare e basta ho deciso di fare un gesto che vorrà dire poco, ma vuole tentare di svegliare la coscienza dei miei compaesani.

Ho versato quanto necessario a garantire il diritto all’uso della mensa per tutti i bambini, in modo da non creare rischi di dissesto finanziario per l’amministrazione, in tal modo mi impegno a garantire tutta la copertura necessaria per l’anno scolastico 2009/2010. Quando i genitori potranno pagare, i soldi verranno versati in modo normale, se non potranno o vorranno pagare il costo della mensa residuo resterà a mio totale carico. Ogni valutazione dei vari casi che dovessero crearsi è nella piena discrezione della responsabile del servizio mensa.

Sono certo che almeno uno di quei bambini diventerà docente universitario o medico o imprenditore o infermiere e il suo solo rispetto varra la spesa.
Ne sono certo perché questi studieranno mentre i nostri figli faranno le notti in discoteca o a bearsi con i valori del “grande fratello”.

Il mio gesto è simbolico perché non posso pagare per tutti o per sempre e comunque so benissimo che non risolvo certo i problemi di quelle famiglie. Mi basta sapere che per i miei amministratori, per i miei compaesani e molto di più per quei bambini sia chiaro che io non ci sto e non sono solo.

Molto più dei soldi mi costerà il lavorio di diffamazione che come per altri casi verrà attivato da chi sa di avere la coda di paglia. Mi consola il fatto che catturerà soltanto quelle persone che mi onoreranno del loro disprezzo. Posso sopportarlo. L’idea che fra 30 anni non mi cambino il pannolone invece mi atterrisce.

Ci sono cose che non si possono comprare. La famosa carta di credito c’è, ma solo per tutto il resto.

Un cittadino di Adro

Parole che – assieme al pudore dell’anonimato – sono prima di tutto una grande lezione di civiltà, parole che mettono in ridicolo i mille muri che abbiamo costruito nella nostra testa magari in attesa di farlo nelle città. Lui ha messo i soldi e frustato le coscienze. Ma il nostro è un Paese che sta marcendo in fretta, e così trovi gente che anziché vergognarsi si incazza.

Written by andrea chatrian

14 aprile 2010 at 01:01

Una faccia, una tazza

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Io pensavo che quelli di Esprit Valdotain fossero scomparsi, travolti dal ridicolo. Invece mi sbagliavo. Sulla Stampa di oggi c’è un’esilarante lettera firmata da Valerio Sedran. L’ultimo attacco alle radici francofone del fiero popolo valdostano, l’ultimo rigurgito di fascismo, viene dai cartoni del latte.

Tous les valdôtains ayant une once de sensibilité à l’égard du français, et ils doivent être nombreux si l’on s’en tient aux résultats des dernières élections régionales, ont sans doute remarqué la suppression soudaine du français des boites de lait frais de la centrale laitière d’Aoste. Le constater ne résulte pas d’un désir de polémiquer avec l’entreprise en question, mais d’une exigence de lucidité. Il va de soit que nous ne voulons pas juger des choix effectués par une entreprise qui, bien entendu, doit garder pour elle-même la liberté de disposer de son avenir. Cependant, il est légitime de se demander à quelle stratégie de marketing peut bien se rattacher le choix d’éliminer d’un simple coup d’éponge la langue millénaire de la Vallée d’Aoste. Être un humain, c’est vivre au cœur de l’humanité, au contact des autres. Au nom de quelle conception de respect a-t-on effacé la langue du cœur d’une partie de la population de ce coin de la planète? La question que nous avançons est d’autant plus pertinente si l’on pense au fait que cette semaine la Vallée d’Aoste a prévu un riche programme d’événements sensés célébrer la journée internationale de la francophonie, une journée dédiée à notre langue française et célébrée par les quelques 200 millions de francophones éparpillés sur les cinq continents. Triste façon de célébrer un événement de portée mondiale que de constater la totale indifférence de l’opinion publique face à l’élimination pernicieuse des rares écritures françaises qui avaient survécu à la vague ravageuse de l’italianisation dont la violence se mesure au peu de bruit que font désormais ces actions au désagréable arrière-goût de fascisme, qui finissent immanquablement par se briser dans un silence assourdissant.

Written by andrea chatrian

18 marzo 2010 at 13:26

Messico e nuvole

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Pochi giorni fa Buenos Aires, adesso Città del Messico. Segnali interessanti soprattutto dal punto di vista politico-sociale, considerato che vengono da Paesi in cui la presenza e la pressione della Chiesa cattolica sono fortissimi. Gesti di civiltà. Poi pensi all’Italia. Tra gli appunti ho ritrovato questo lucidissimo post di Vittorio Zucconi. E’ di qualche tempo fa (un paio d’anni, forse) ma come spesso accade qui, dove non cambia mai nulla, di grande attualità. E il tenutario lo sottoscrive.

E in mezzo a questo troiaio nazionale quotidiano e dilagante di vip e vippesse svaccati, di celebrità ricattate perché ricattabili, di puttanieri e puttane, di principi magnaccia, di donne che la danno via per una velinata in tv spinte dalle loro mammine, di pezzi grossi con moglie e figli che pretendono il droit de culage, come i signorotti feudali, per farle lavorare, di giornalisti e intellettuali che si vendono l’anima, parte presumibilmente più importante del sedere, per un pezzetto di potere, di coca come se nevicasse, di politicanti sepolcri imbiancati che convivono, divorziano, si risposano e fottono come conigli mentre invocano i Santi Evangeli, di preti pedofili che hanno ferito a morte il cattolicesimo americano, io dovrei preoccuparmi per il futuro della famiglia e della civiltà occidentale perché le due vecchie lesbiche del piano di sopra sognano di firmare un patto civile? Qui si è davvero perso il comune senso del pudore, ma quello serio, il pudore morale.

Written by andrea chatrian

12 marzo 2010 at 16:03