Posts Tagged ‘Valle d’Aosta’
Popoli fratelli
Herr Landeshauptmann Luis Durnwalder, presidente della Provincia di Bolzano, ha annunciato che non festeggerà il 150° anniversario dell’Unità d’Italia: i sudtirolesi si sentono austriaci, non italiani e dunque ciccia. ‘Fanculo Cavour, il Risorgimento e Roma capitale.
Sarebbe interessante sapere cosa pensano di questa ennesima idiozia crucca gli autonomisti valdostani. Quelli che ogni occasione è buona per citare il modello altoatesino, quelli che – in maggioranza come all’opposizione – appena possono lanciano le tirate sui “peuples frères” rispolverando tutto l’armamentario delle radici francofone per marcare la diversità anche etnica rispetto al resto del Paese.
P.S. Intanto la posizione di Durnwalder ha fatto scoppiare un casino politico. Qui il durissimo editoriale dell’Alto Adige.
Aggiornamento/1: Ha parlato il presidente del Consiglio regionale valdostano, Alberto Cerise: “L’Italia e’ nata in Valle d’Aosta, Piemonte e Savoia e quindi partecipiamo alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unita’ d’Italia con la presenza anche, in autunno, del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ho personalmente invitato per l’anniversario (…). Nessun valdostano penso possa sentirsi francese“.
Aggiornamento/2: E’ intervenuto anche l’ex presidente Luciano Caveri: “(…)Partecipare a qualunque tipo di festeggiamento ha senso dunque per capire meglio la nostra storia e, per quel che mi riguarda nella logica di giuramento di fedeltà alla Costituzione e allo Statuto, per rimarcare come l’opzione federalista (quella vera e non i “tarocchi”), nel passato come oggi, sia l’unica vera alternativa ad un traballante Stato unitario. Altrimenti ci sarebbe poco da festeggiare”.
Niente Facebook, siamo valdostani
Bella infografica di Vincenzo Cosenza sull’uso di Facebook in Italia. Ma manca qualcosa, no? (Via Mantellini)
Aggiornamento: Vincenzo ha corretto la tabella, ora i dati ci sono.
La Grande Course sfida la Federazione: “Noi siamo il futuro”
Il mondo dello scialpinismo è in discreto fermento per il lancio del nuovo circuito che raccoglie le super classiche della specialità, la Grande Course. Cinque garone che (tranne la Patrouille des Glaciers) non faranno parte del circuito di Coppa del Mondo. Già, perché c’è stato un bello scazzo con la Federazione. Di seguito il pezzo che ho scritto per La Stampa di oggi.
Nasce con la voglia di essere il circuito dei migliori scialpinisti del mondo, un rosario di classicissime a fil di cielo sulle montagne più dure e impegnative. Ma sotto sotto, la neonata Grande Course punta a salire una montagna ancora più infida e scivolosa, quella del pubblico generalista e dell’audience tv: puntando sulla “magia bianca” della neve e su quel sapore epico che hanno le grandi sfide in alta quota.
Cinque gare, cinque imprese e si comincia subito con la più massacrante: la Pierra Menta, 4 giorni (17-20 marzo) nell’inferno ghiacciato delle Alpi Graie per salire 10 mila metri di dislivello; poi l’Adamello Ski Raid (3 aprile), dove la lotta sfiorerà i luoghi simbolo della Guerra Bianca che italiani e austriaci combatterono tra 1915 e 1918; e ancora il Mezzalama, nato 74 anni fa tra Cervinia e Gressoney; la Patrouille des Glaciers (si correrà l’anno prossimo 25-28 marzo), orgoglio di svizzeri e militari; e infine il giovane Tour du Rutor (30 marzo-1° aprile 2012) nato in Valgrisenche per volontà di Marco Camandona e Gildo Vuillen. Tutte gare a squadre, ma la classifica sarà individuale. Il meglio del meglio, dunque. Anche se manca il marchio della Coppa del Mondo. Grande Course e circuito iridato sono vicini di casa, non coinquilini. Per adesso solo «buongiorno» e «buonasera». «Ma più avanti – dice Adriano Favre, a capo della Gc – sono certo che le strade torneranno a incontrarsi». In origine la Gc avrebbe dovuto far parte della Coppa, ma il progetto venne bocciato dalla Federazione internazionale (si astenne anche l’Italia). I delegati non mandarono giù alcune rigidità di calendario, ma il cuore del problema fu un altro. La Coppa esige il vincolo della nazionalità. Molte federazioni hanno un punto debole ed è il livello femminile poco omogeneo. Tra le rare campionesse in circolazione (come la francese Laetitia Roux, o la spagnola Mireia Mirò Varela) e il resto delle rispettive squadre c’è un abisso. E allora sarebbe stato troppo difficile allestire Nazionali femminili all’altezza. Quindi, addio. Solo la Patrouille resta anche iridata. La nuova creatura incassa il «sì» del campione Denis Trento. «Ognuna di queste gare – dice – è già un obiettivo per tutti. Metterle insieme farà aumentare il livello e avviene in un momento in cui la Federazione internazionale ci propone competizioni che non sono all’altezza. Sempre l’Ismf sta puntando molto sulle individuali, ma le sfide a coppie restano le più impegnative». Sulla Gc arriva anche la benedizione di Augusto Rollandin. «E’ l’unione di grandi realtà nel segno del buon senso. Il messaggio è quello di porsi all’avanguardia. Si va avanti, insieme ma decisi. Come in cordata».
(La foto è di Damiano Levati, dal sito ufficiale del Mezzalama)
La politica gnègnè
Secondo il professore Mario Rey (ordinario di Scienza delle finanze all’università di Torino):
La Regione Valle d’Aosta non ha autonomia impositiva e vive di finanza derivata, trasferimenti dello Stato che la mettono in condizione di dipendenza. Un’autonomia di questo genere rischia di essere soggetta a un grosso condizionamento politico.
Insomma, poche storie, se non puoi far pagare tasse locali l’autonomia è finta. Piuttosto chiaro, e non serve neppure un master alla London School of Economics.
Leonardo La Torre, capogruppo della Federazione autonomista, l’ha presa molto male e risponde con una lettera alla Stampa. E giù un pippotto, che però non sfiora neppure per sbaglio il nocciolo della questione:
«(…) l’unica cosa che pare finto è il buonsenso del professore».
Le sue valutazioni, a mio avviso azzardate, sono anche poco rispettose della storia, della cultura, del bilinguismo, del sentire autonomista del popolo valdostano e tendono a confondere con facili parole autonomia con economia.
Autonomia, non solo sancita dalla Costituzione italiana e dallo Statuto Speciale, ma conquistata dall’impegno sociale e politico di generazioni di uomini e donne valdostani che si sono impegnate prima per ottenerla e poi per difenderla contribuendo anche con grandi intuizioni, in tempi non sospetti, alla costruzione di un vero federalismo.
Il «modello valdostano», il riparto fiscale, il Pil della Regione sono generati dal lavoro quotidiano del popolo valdostano e non da fantomatici «sostegni romani»; questa ricchezza torna a disposizione dei cittadini nel bilancio regionale per i loro legittimi bisogni e una meritata qualità della vita; il bilancio regionale è pubblico e basta leggerlo!
Concludo dicendo che il concetto di autonomia non può essere pesato, tanto meno nella ricerca di un corretto equilibrio fra la nostra Regione e lo Stato italiano con le sue responsabilità e le sue problematiche. L’autonomia resta un sentire la propria terra, storia e la propria identità, perciò mi dispiace intendere che il professore in questo caso è affetto da sordità. (…)
Che è come dire che ti mantieni perché la mamma ti dà la paghetta se porti fuori la spazzatura.
Mucche e cammelli
Dice che adesso in Valle d’Aosta arrivano gli sceicchi, ma mica a cercar petrolio: per giocare a pallone. Basta che non finisca come con la Zebra…
(Di seguito il pezzo uscito sulla Stampa di oggi)
Sotto una coperta di sabbia bagnata dal Golfo Persico nascondono oceani di petrodollari, in Valle cercano il modo di spenderli inseguendo un pallone tra le montagne per migliorare se non la tecnica (le dune sono sempre state avare di campioni) almeno il fiato. Gli Emirati Arabi Uniti hanno messo gli occhi sulla più piccola delle regioni alpine e coltivano l’idea di farne la loro oasi pallonara. «Auf Wiedersehen» Germania e Austria, dove la nazionale degli sceicchi finora aveva preso casa.
Succede tutto in un’estate che sembra voler riportare indietro le lancette degli orologi a quando la Regione attirava le migliori squadre d’Italia tracciando una scia di bigliettoni: la melina della Juventus con Châtillon (torniamo, forse no, telefono staccato, tutti a Varese) e in quegli stessi giorni i primi pour parler con l’assessorato a Sport e Turismo. Sul calendario è cerchiato in rosso il mese di giugno 2011, è allora che gli arabi pensano di venire. Dicono che a soffiare l’idea nelle danarose orecchie della famiglia reale sia stato Fabio Cannavaro (finito a rosolare sotto il sole di Dubai), uno che in Valle era stato in ritiro ai tempi del Parma e si era trovato tanto bene da investirci parte della paga.
Ieri una delegazione degli Emirati ha voluto toccare con mano. La guidava, chiuso nella sua lunga «kandoura» bianca come la neve, Sarmad Al-Zadjaly, direttore esecutivo della Federcalcio (e nipote dello sceicco di Sharjah). Con lui alcuni italiani nel gruppo di lavoro per i rapporti con gli Emirati, tra loro l’avvocato e agente Fifa Stefano Cionini. «Hanno voluto vedere – dice il sindaco di Châtillon, Henry Calza – le strutture dove si allenava la Juve, il parco del Baron Gamba e il Billia (dove hanno pranzato, ndr)». Al-Zadjaly si è detto «positivamente colpito dalla qualità dei servizi e dall’ambiente naturale, dalle montagne, dal verde e dall’aria fresca che favoriscono relax e concentrazione». E il progetto ha accelerato. Tanto che il parto è previsto già a dicembre. «Per cominciare pensiamo – dice Cionini – all’organizzazione di alcuni eventi con la Nazionale di calcio a 5». Un esame per valutare l’ospitalità ma il bersaglio grosso sono l’estate e il calcio a 11, con Nazionale e Top Team.
Dalla Regione non uscirà un soldo di sponsorizzazione. «E’ un momento di grande importanza per lo sviluppo dello sport, del turismo e di altri settori della nostra regione – dice contento il presidente Augusto Rollandin -. L’ospitalità di atleti è un’opportunità di immagine interessante». «Il costo dell’operazione? Gli Emirati vogliono contribuire a dare visibilità alla Valle – dice Cionini – non vengono a cercar soldi. Le pare che ne abbiano bisogno?».
P.S. Lo so, è un dromedario quello nel cartello.
La frase del giorno
Il regime di riparto fiscale attuale della regione Valle d’Aosta non è sostenibile in un quadro di federalismo fiscale in Italia.
Lo dice Peter Bieler, coordinatore del Dipartimento bilancio e finanze della Regione Valle d’Aosta.
Ma prendersela con i leghisti fa molto più figo.
Checkpoint Seuppa
Alla Valtellina ha pensato Jonny. Chi sarà il primo a rilanciare l’idea per la Valle d’Aosta?
(Il titolo è frutto di una chiacchierata con lui, la notizia l’ho trovata sul blog di Cristiano Valli. Grazie a entrambi)
La cura dimagrante
Mentre in Valle d’Aosta si sfida il senso del ridicolo cianciando di “lunghi viaggi onirici al di là delle persone“, di Keynes e di iniezioni di cemento per regalare all’Aosta Capitale dell’Autonomia la sua bella metropolitana, c’è qualcuno a Roma che sta affilando – giustamente, dico io – i coltelli:
(…) …E le Regioni a statuto speciale? In Trentino sono riuscito a ridurre i trasferimenti annuali di 1,3 miliardi. Tra 15 giorni toccherà andare in Val d’Aosta; sto trattando per ridurre i loro di 180 milioni. Poi toccherà alla Sicilia, lì sarà un casino. Conto di portare a casa un risparmio di 2,5 miliardi che non sono una tantum ma per sempre. Cerco, col federalismo, di rendere via via più speciali le regioni ordinarie e più ordinarie quelle speciali. Il problema delle Speciali è che per legge devi patteggiare tutto con loro, ci vuole il consenso per ogni modifica. Spesso l’ottengo instillando il buon senso col ricatto».
Come sarebbe, col ricatto?
«Si, faccio il delinquente, lo ammetto. Lo sa che le Regioni a statuto speciale prendevano l’Iva sull’importazione nonostante, col libero mercato, questa non esista più? Però, per esempio, Bolzano doveva avere 7 miliardi e non voleva sentire ragione, né crisi né altro. lo me ne sono fottuto e intanto gli ho bloccato i trasferimenti, così siamo arrivati a trattare. Certo uno dice: meglio abolirle, ma la legge non lo consente, intanto cominciamo a tagliare piano piano i privilegi. Il vero problema è stata la modica del titolo della Costituzione, fatta da quegli altri». (…)
Parole e musica del leghista Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa, intervistato per Libero da Francesco Specchia. Qui trovate il pezzo integrale uscito domenica 9 maggio, qui invece un approfondimento condito da tanti bei numeri fatto da Il Velino.
E buona alleanza a tutti.
Papi, cosa devo fare?
L’agenzia Ansa e VdA Today fanno sapere che gli azzurri de-inque andranno a Roma per farsi dire se accettare o meno la proposta indecente degli autonomisti.
(ANSA) – AOSTA, 14 APR – Una delegazione del Pdl della Valle d’Aosta – composta da Alberto Zucchi, Giorgio Bongiorno e Massimo Lattanzi (accompagnati dal deputato Valter Togni della Lega Nord) – domani incontrerà alle 12 i coordinatori nazionali Ignazio La Russa e Denis Verdini per fare il punto sull’accordo con le forze autonomiste in vista delle elezioni comunali di Aosta. La riunione ha l’obiettivo di superare l’attuale impasse e di chiudere la trattativa.
“La crisi non esiste”
Dopo 27 anni il “miracolo” dell’imprenditoria valdostana, quel gruppo Eurotravel nato dal niente e poi arrivato ad essere il quinto tour operator italiano, si è sbriciolato sotto una montagna di debiti: 125 milioni di euro. Il tribunale lo ha dichiarato fallito assieme al fondatore Cleto Benin, consigliere regionale eletto nel 2008 con il Pdl proprio sull’onda del suo essere imprenditore di successo.
La penosa agonia dell’Eurotravel era cominciata un anno fa. Proprio quando il Capo diceva che la crisi dell’economia era solo psicologica e che si doveva “chiudere la bocca a tutti i catastrofisti”.
A tutti i dipendenti, buona fortuna.