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Mucche e cammelli
Dice che adesso in Valle d’Aosta arrivano gli sceicchi, ma mica a cercar petrolio: per giocare a pallone. Basta che non finisca come con la Zebra…
(Di seguito il pezzo uscito sulla Stampa di oggi)
Sotto una coperta di sabbia bagnata dal Golfo Persico nascondono oceani di petrodollari, in Valle cercano il modo di spenderli inseguendo un pallone tra le montagne per migliorare se non la tecnica (le dune sono sempre state avare di campioni) almeno il fiato. Gli Emirati Arabi Uniti hanno messo gli occhi sulla più piccola delle regioni alpine e coltivano l’idea di farne la loro oasi pallonara. «Auf Wiedersehen» Germania e Austria, dove la nazionale degli sceicchi finora aveva preso casa.
Succede tutto in un’estate che sembra voler riportare indietro le lancette degli orologi a quando la Regione attirava le migliori squadre d’Italia tracciando una scia di bigliettoni: la melina della Juventus con Châtillon (torniamo, forse no, telefono staccato, tutti a Varese) e in quegli stessi giorni i primi pour parler con l’assessorato a Sport e Turismo. Sul calendario è cerchiato in rosso il mese di giugno 2011, è allora che gli arabi pensano di venire. Dicono che a soffiare l’idea nelle danarose orecchie della famiglia reale sia stato Fabio Cannavaro (finito a rosolare sotto il sole di Dubai), uno che in Valle era stato in ritiro ai tempi del Parma e si era trovato tanto bene da investirci parte della paga.
Ieri una delegazione degli Emirati ha voluto toccare con mano. La guidava, chiuso nella sua lunga «kandoura» bianca come la neve, Sarmad Al-Zadjaly, direttore esecutivo della Federcalcio (e nipote dello sceicco di Sharjah). Con lui alcuni italiani nel gruppo di lavoro per i rapporti con gli Emirati, tra loro l’avvocato e agente Fifa Stefano Cionini. «Hanno voluto vedere – dice il sindaco di Châtillon, Henry Calza – le strutture dove si allenava la Juve, il parco del Baron Gamba e il Billia (dove hanno pranzato, ndr)». Al-Zadjaly si è detto «positivamente colpito dalla qualità dei servizi e dall’ambiente naturale, dalle montagne, dal verde e dall’aria fresca che favoriscono relax e concentrazione». E il progetto ha accelerato. Tanto che il parto è previsto già a dicembre. «Per cominciare pensiamo – dice Cionini – all’organizzazione di alcuni eventi con la Nazionale di calcio a 5». Un esame per valutare l’ospitalità ma il bersaglio grosso sono l’estate e il calcio a 11, con Nazionale e Top Team.
Dalla Regione non uscirà un soldo di sponsorizzazione. «E’ un momento di grande importanza per lo sviluppo dello sport, del turismo e di altri settori della nostra regione – dice contento il presidente Augusto Rollandin -. L’ospitalità di atleti è un’opportunità di immagine interessante». «Il costo dell’operazione? Gli Emirati vogliono contribuire a dare visibilità alla Valle – dice Cionini – non vengono a cercar soldi. Le pare che ne abbiano bisogno?».
P.S. Lo so, è un dromedario quello nel cartello.
A volte ritornano. Forse.
Per un tifoso della Juventus, quelli sono stati anni davvero indimenticabili. Dal 1996 al 2004 finali vinte e trofei sfuggiti, scudetti, abbondanza di campioni e “aaaah come gioca Del Piero” (cit). In panchina c’era Marcello Lippi, che comunque per uno juventino sarà sempre un totem. Quella Juve lì preparava le sue cavalcate a Châtillon. E forse ci torna anche quella di Del Neri. Ecco il mio pezzo sulla Stampa di oggi.
Per il momento è solo un’idea che striscia silenziosa tra le pieghe dei contratti e le tabelle di allenamento, ma è questione di ore poi la Juventus dirà se tornerà al passato: in ritiro a Châtillon, sei anni dopo l’ultima volta. Allora comandava – spazzolando scudetti e coppe – Marcello Lippi, e sembra passato un secolo.
Due settimane fa dagli uffici della Direzione commerciale della Juventus – affidata a Marco Fassone – è partita una telefonata diretta a Henry Calza, fresco sindaco di Châtillon. La Juve chiede vitto e alloggio gratis. Ma questa volta niente mance: non è più come ai vecchi tempi, quando la Regione imburrava generosa il pane dei campioni. «La società vuole venire da noi – conferma il sindaco – per la seconda parte del suo ritiro». Dal 21 al 28 luglio, dopo i 15 giorni (dal 3 al 18) che trascorrerà a Pinzolo, in Trentino Alto Adige. La settimana di lavoro in più è stata chiesta dall’allenatore Gigi Del Neri, l’uomo a cui hanno messo in mano i ferri per tirare fuori dal coma la Vecchia Signora. Ma il Trentino, che si è ingozzato di squadre in ritiro precampionato (Napoli, Samp, Bayern Monaco ma l’elenco è molto più lungo), non ha più posto. E allora ecco che dalle nebbie della memoria spuntano le nove estati passate in Valle d’Aosta. «Qui c’è tutto quello di cui hanno bisogno – continua Calza -: il campo, il palazzetto, la Scuola alberghiera e il parco del Baron Gamba per organizzare eventi. E poi è vicino a Torino». Affare fatto? Neanche per sogno. Tra i bianconeri e Châtillon ci sono 93 chilometri di asfalto e un muro di carta alto 30 metri. Già, perché quando la Juve scelse di farsi coccolare dai trentini, nel contratto venne inserita una clausoletta: Pinzolo sarebbe stata la sede esclusiva per i ritiri in montagna. E montagna vuol dire da 500 metri in su; Châtillon ne fa 530. Gli avvocati, adesso, stanno cercando di trovare la quadratura del cerchio, impresa non semplicissima: la Trentino spa è tra gli 11 sponsor principali della Juve e la sua parola conta eccome.
L’ultimo contatto tra Calza e Fassone risale a lunedì: «Ci sentiamo giovedì, spero». Ieri il cellulare del direttore bianconero è stato muto tutto il giorno. Oggi il sindaco farà un nuovo tentativo («bisogna pur dire qualcosa alla scuola alberghiera, che chiude il 30 giugno»). Poi si saprà se la Juve e Châtillon, due anziane signore che ormai vivono di ricordi, trascorreranno una settimana allo stesso tavolino.
Aggiornamento: Châtillon addio, la Gobba va a Varese. Peccato. Qui di seguito il mio pezzo uscito il 7 luglio, sulla Stampa.
Sembrava che il pallone dovesse filare liscio nella porta vuota. E invece, palo. La Juventus, dopo aver fatto venire l’acquolina in bocca a Châtillon, ha deciso che per la settimana in più di preparazione è meglio Varese.
Il neo sindaco di Châtillon Henry Calza (tifoso bianconero) cerca di prenderla con distacco inglese ma l’irritazione gli indurisce le parole e ne allunga i silenzi. La conferma che la Vecchia Signora non avrebbe prenotato la sua stanza per la settimana dal 21 al 28 luglio è arrivata nei giorni scorsi. «Ci hanno avvisato nel momento in cui hanno deciso di andare in Lombardia» dice il primo cittadino. E ci hanno ringraziato – aggiunge – per la nostra disponibilità». Bontà loro.
Emissari del club torinese a metà della scorsa settimana erano perfino saliti in Valle d’Aosta per un’ispezione delle strutture di allenamento e di ospitalità. Non che non fossero già conosciute, visto che la squadra aveva passato nove estati – ai tempi gloriosi di Marcello Lippi – sotto il sole di Châtillon. A scortarli nel tour era stato il sindaco in persona, che nella possibilità di ritrovarsi la Juventus in giardino – senza aver chiesto niente e senza aver speso il becco di un quattrino – ci credeva eccome. D’altronde era stata la stessa società a farsi viva con il Comune. Cercava a tutti i costi una sistemazione per una settimana extra di ritiro (Del Neri chiede, Del Neri ottiene) dopo le due settimane di Pinzolo. Impossibile prolungare il soggiorno in Trentino per il troppo traffico di club (dal Bayern Monaco al Napoli): tutto esaurito, Signora, e se non ha prenotato, arrivederci al 2011.
Per quasi un mese il Comune di Châtillon è rimasto aggrappato alla speranza, pronto a tutto o quasi. L’unico grande scoglio era una clausola contrattuale. La Trentino spa ha imposto alla Juve l’esclusiva sui ritiri in quota: che vuol dire oltre i 500 metri e Châtillon fa 530. Da Pinzolo, i bianconeri fanno sapere che la volontà di evitare potenziali beghe contrattuali con i trentini (che pagano molto bene) ha fatto pendere l’ago della bilancia verso Varese. Che, tra parentesi, è anche la città del nuovo direttore generale, Beppe Marotta.