Le sciocchezze a volte nascono così, per inerzia… (cit)
Una delle ossessioni principali degli “autonomisti” di ogni latitudine è quella di rimpinzare la Rai di giornalisti di casa ripetendo il mantra della necessità – nel nostro caso – di una televisione per i valdostani fatta dai valdostani. Il giochino è dire che “chi è nato qui conosce meglio la realtà, dunque può offrire un servizio migliore”. Che è già una roba malata di suo a ragionarci bene, ma detta così sembra che vincano tutti: dalla Rai alla casalinga di Fontainemore. L’obiettivo, da che mondo è mondo, è invece quello antichissimo di coltivare clientele (do you remember lottizzazione?) e creare le condizioni per un’informazione più o meno esplicitamente addomesticata. E non è un caso che i servizi migliori che passano al TgR della Valle d’Aosta spesso e volentieri sono firmati dai precari che l’azienda paracaduta a ripetizione da mezza Italia nella sede di St-Christophe.
Comunque tutto questo pippotto era per segnalare il pezzo di Gian Antonio Stella che, sul Corriere della Sera di oggi, fa a pezzi l’idea delle selezioni per giornalisti Rai in base alla provenienza territoriale.
sono pienamente daccordo a metà con il mister… frase celebre di un calciatore (difensore, del bari, ma al momento il nome sfugge…)
daccordo sul merito dell’articolo; un po’ meno sul giudizio espresso sulla territorialità.
credo che nelle redazioni regionali un po’ di memoria storica (premetto, mi riferisco alla pagina sportiva del giornale) sia non solo necessaria, ma d’obbligo.
e a un giornalista, magari siculo, magari fresco di scuola di giornalismo, magari alla prima esperienza professionale, pretendere che abbia nozioni, chessò, di calcio, basket e sport invernali valdostani, mi sembra realisticamente troppo.
d’altra parte, se ti mancano dei collegamenti con il passato – sempre modesto parere – il ‘pezzo’ può diventare un po’ povero.
quindi: non ho idea di dove possa stare la verità, o l’equità, per certo molti codicilli inflitti al bando sono di chiara natura incostituzionale. e per certo arriveranno miliardi di ricorsi in rai.
paolo
21 settembre 2010 at 15:24
Di certo, Paolo, un po’ di memoria storica non guasta mai. Da lì a farne una roba imprescindibile però ce ne passa. Si possono scrivere pezzi strepitosi (per restare allo sport) sul sogno del Courmaosta, sull’epopea del Rouge et Noir o sulla tragedia di Leo David anche senza averle vissute sulla propria pelle o in presa diretta. Perché uno prima si informa e poi scrive. Faticherà un poco di più, sarà magari meno brillante ma ugualmente efficace, imho.
andrea chatrian
22 settembre 2010 at 19:23
sono pienamente daccordo a metà con il mister… può essere facile per i “grandi eventi/momenti” dello sport valdostano, quali tu citi.
molto più difficile nel contesto generale.
esempio. renato godio sapeva e ricordava tutto del calcio valdostano, autentica memoria storica della disciplina de chez nous. e quella non te l’inventi, ce l’hai per la frequentazione domenicale, da mille anni, sugli spalti del puchoz.
non parliamo di pezzi da “pulitzer”, ma di un semplice articolino di cronaca sportiva che, senza la memoria, rimane di sola arida cronaca. e nulla più.
paolo
23 settembre 2010 at 10:02
Verissimo, Paolo, ma secondo me fai un po’ di confusione o forse hai solo sbagliato esempio. Se per 30 anni io andassi tutte le domeniche a vedere le partite di pallapugno a Cuneo, diventerei anche io depositario della sapienza e giù aneddoti e colore sul balùn. Questa è esperienza, si matura sul campo, nel tempo e tu lo sai. Ma qui mica si sta parlando di tirare su un recinto nuovo al cimitero degli elefanti, si parla di assunzioni di colleghi che dovrebbero essere giovani (anche se l’esempio del più anziano praticante d’Italia ci dimostra che con la Rai tutto è possibile). L’importante è che uno sia bravo, prima che valdostano.
andrea chatrian
23 settembre 2010 at 18:36
no, no sbagliato esempio. ho a che fare con almeno un paio dei nuovi arrivi, e sono assolutamente bravi, e si sbattono, e si documentano, e i pezzi sono molto più che piacevoli. ma ripeto, nella cronaca di un evento, soprattutto andando in onda dopo un paio d’ore soltanto, se ti manca l’aggancio “storico”, derivato dall’essere un giornalaio del territorio, non ce l’hai. oppure ce l’hai dopo 30 anni, come dici tu. oppure non buttiamo la possibilità di servirsi di professionisti ‘de inque’. poi,se offri una grande birra, si può anche parlarne del dehor del moulin…
paolo
27 settembre 2010 at 17:01
mi piace la suggestione che Fontainemore sia un po’ la Voghera di no s’atre…con relative fantasie erotiche sulla casalinga che vi abita…
de gasperi
22 settembre 2010 at 16:31